Perché le persone attraenti sono favorite nella vita sociale

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 25 giugno 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Ciascuno di noi potrebbe citare esempi tratti dalle proprie esperienze di vita in cui l’aspetto di una persona ha avuto un ruolo determinante nelle sue fortune e in quelle dell’attività alla quale si è dedicata. È una realtà innegabile, un motivo antropologico universale spesso censurato, sottaciuto, artatamente svalutato, ma inconfutabilmente presente anche nelle società che hanno fatto dell’uguaglianza e della meritocrazia una bandiera.

A me viene in mente un vecchio film che narrava le vicende travagliate di un piccolo cinema, che aveva avuto il suo periodo di maggior successo economico grazie ad un’affascinante cassiera; e poi mi ricordo di una collega che confessava candidamente che per la sua straordinaria avvenenza era sempre stata premiata oltre i suoi meriti. È, d’altra parte, una figura comune se non addirittura uno stereotipo nella narrativa, nel teatro e nella tradizione recente delle forme di rappresentazione contemporanea di storie di vita, quella della persona che esercita un potere fondato sul proprio aspetto.

Non avrei modo migliore dell’incipit di un articolo di Diane Richmond e Patrizio Perrella per introdurre il tema del potere del bello: “È innegabile che il concetto di bellezza, fin dall’antichità classica, sia stato legato alla forma, alla sua armonia, ad elementi percepiti dalla vista in grado di evocare piacere, preferenza, desiderio. Le radici psicologiche millenarie di questa concezione sono evidenti quando si pensi alla formula degli antichi Greci che spiegava in cosa consista il senso e il potere della bellezza: una promessa di felicità”[1].

Una promessa di felicità: una verità quasi spudorata; ma vediamo come prosegue il testo: “Una sintesi suggestiva, che può far pensare ad una persona alla quale si desidera legarsi o ad un luogo da sogno dove trascorrere la vita; ossia una concreta esperienza percettiva che si presta ad essere idealizzata”[2]. In altre parole, la bellezza è come un sogno che si materializza e promette di far felice chi riuscirà ad appartenerle. Si, ad appartenerle non ad impossessarsene. Perché la forza della bellezza consiste proprio nel non potersi dare né prendere, costringendo chi la percepisce al ruolo dell’ammiratore, alla posizione di chi mira e rimira rischiando il “miraggio”. In altre parole, rischiando di attribuire al bello un senso che attinge al proprio desiderio, nutrito dall’estasi della visione, e ignaro del volere del soggetto cui la bellezza appartiene[3].

Ma non è solo la bellezza ciò che in una persona attrae, e l’etimo della parola fascino, con la sua imbarazzante radice antropologica, rimanda direttamente agli elementi primariamente biologici, poi culturali e, infine, perversi e pervertiti che la psicopatologia ci presenta sotto forma di sintomo parafilico.

Perché mi occupo dell’effetto di attrazione in questa sede? Perché la sua eterna esistenza sembra essere stata obliata e le discipline che studiano l’influenza della psicologia sui fatti della vita sociale e sui grandi giochi finanziari, sembra siano costrette con prudenza, e con qualche ingenua o ipocrita sorpresa, a riscoprirlo. Se la psicoanalisi non fosse stata bandita dalle buone compagnie culturali e relegata in soffitta come un vecchio ciarpame fuori moda, si direbbe che siamo in presenza di una rimozione collettiva.

Vi si invita, allora, alla lettura di un lavoro di Maestripieri ed altri due colleghi dell’Institute for Mind and Biology dell’Università di Chicago (Maestripieri D., et al. Explaining financial and prosocial biases in favor of attractive people: Interdisciplinary perspectives from economics, social psychology, and evolutionary psychology. Behavioral Brain SciencesEpub ahead of print Jun 10: 1-76, 2016).

La provenienza degli autori è la seguente: Institute for Mind and Biology, The University of Chicago, Chicago, IL (USA).

La tendenza finanziaria e pro-sociale a favorire gli individui attraenti è stata provata nel mercato del lavoro, nelle transazioni sociali della vita quotidiana e in studi che impiegano giochi economici sperimentali. Sono state proposte da economisti, psicologi sociali ed evoluzionisti, differenti spiegazioni circa le ragioni dell’esistenza e dell’affermazione di tale tendenza. In alcune di queste spiegazioni si assume che il fascino sia un indice di personalità, intelligenza, affidabilità, competenza professionale o produttività, mentre in altre si suggerisce che le persone attraenti sono favorite perché preferite come partner sessuali.

Maestripieri e colleghi notano che varie linee di evidenza suggeriscono che motivazioni di accoppiamento giocano un ruolo più importante di quanto si fosse disposti ad accettare in passato nel determinare le tendenze apparentemente inconsce nel preferire adulti attraenti in campo finanziario e pro-sociale.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza ed invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-25 giugno 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 08-11-16 La bellezza della matematica nel cervello.

[2] Note e Notizie 08-11-16 La bellezza della matematica nel cervello.

[3] Cfr. Perrella G., Evocazione e Comunicazione: antitesi e compromessi (1984). BM&L-Italia, Firenze 2003.